Con oltre 100.000 ettari di natura da esplorare, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, e le zone limitrofe, offrono davvero moltissimo a chi sente il richiamo di elementi primordiali o a chi, più semplicemente, vuol fare una bella passeggiata all’aperto, raccogliendo ciò che la natura dona.

Trekking a Pisciotta

Trekking a Pisciotta? Rapiti dal mare anche noi dimentichiamo colline, monti ed itinerari che danno valore ancor di più al territorio. Ce ne ricordiamo quando è tempo di castagne e funghi, a dire il vero… la nostra bussola rimane pur sempre il gusto. Qualche viaggiatore straniero, con zaino in spalla e bastoncini, ci ha fatto scoprire il piacere di una camminata nella macchia mediterranea. I sentieri sono diversi e tutti percorribili a piedi, sono ben segnalati e hanno punti di ristoro. Anche qui molti sensi saranno soddisfatti: il vostro naso è inebriato dal profumo di arbusti e la natura è l’unica ad aver voce. Quindi… zaino in spalla, pranzo al sacco e macchina fotografica! 


Sentiero di Castelluccio

Località: Pisciotta - Rodio

Lunghezza: 13 Km

Altimetria : 175-701 m.s.l.m.

Dislivello: 500 m

Difficoltà: media

Durata: 4 ore e 30 minuti


Il sentiero ad anello si inoltra nella macchia delle colline a ridosso di Pisciotta, svelando la natura, a volte aspra, del territorio. Piccole mulattiere, ripide salite e discese su rocce sporgenti, sono dominate da una vegetazione che sembra animata dalla voglia di riprendersi ogni spazio. Seguiamo l'esperienza di trekking narrata da Francesco D'Amato, assessore alla cultura.


Il racconto della prima ricognizione del tracciato 


L'itinerario ha il suo punto di partenza e di arrivo nella piazza "R. Pinto" del borgo medievale di Pisciotta. Ci incamminiamo in direzione Palinuro e dopo appena 200 metri cominciamo la salita che conduce in località "Riùla".

Lo scenario di partenza è quello tipico della zona: "ulivi, ulivi, sempre ulivi, ulivi come pecore a frotte" diceva Ungaretti nel suo "Viaggio per il mezzogiorno". In effetti, i tipici uliveti secolari della varietà, appunto, "pisciottana", sono interrotti soltanto dai coloratissimi orticelli disseminati intorno al paese, arroccato su di una collina a picco sul mare (175 s.l.m.).

Dopo appena 1 Km incontriamo la prima splendida attrattiva: un antico mulino ad acqua ormai in disuso. Si giunge al complesso, veramente notevole nella mole, guadando il torrente "Fiori" per mezzo di un meraviglioso ponte in pietra "a schiena d'asino", autentico capolavoro architettonico.

Proseguiamo per il sentiero, lasciando il "mulino alla riùla" sulla sinistra ed inerpicandoci per una salita inizialmente rocciosa e caratterizzata dai profumi estasianti della bassa macchia mediterranea, ricca di mirto, lentisco, cisto, carrubo, lauro, ginestra.

Percorriamo un altro chilometro e già lo scenario muta radicalmente: il piacevole sottofondo dato dallo scrosciare del torrente "Fiori" ci abbandona, allorché passiamo sulla sponda opposta della collina. Qui, sul versante meno esposto alla luce del sole, la vegetazione si infittisce e cos" pioppi, lecci, ontani e, più su, castagni, si chiudono ad arco sopra le nostre teste, rendendo gradevole e davvero poco faticosa la comunque graduale salita.

Il cammino è sempre accompagnato da uccelli di vario genere, in particolare sono numerosissimi falchi, merli, corvi; ma a richiamare decisamente la nostra attenzione sono i colori primaverili, estremamente vari e accattivanti: dal giallo delle ginestre al bianco dei cisti in fiore, dal verde luccicante degli altissimi pioppi al verde scuro e fitto delle praterie di lentisco. Bellissimo.

Dopo la prima ora di cammino giungiamo ai circa 450 metri di altitudine della località "Rungi" dove la scena cambia di nuovo, per la terza volta. Improvvisamente, il sentiero all'ombra dei castagni sfocia in una strada ampia ed in piano, costellata di casette rurali e di immensi vigneti.

Iniziamo anche ad avere visuali più ampie, che si traducono in panorami assai suggestivi.

Un quarto d'ora in pianura, giusto per rilassarsi un attimo e gustarsi dall'alto il tragitto compiuto, e ci ritroviamo in località "Piano del campo", dove una freccia indica l'inizio della salita che porterà al colle "Castelluccio".

Procediamo senza sforzi particolari data la dolcezza del pendio (in definitiva saliremo da quota 175 s.l.m. a quota 701 s.l.m. in 2,5 ore e 7 Km ca.).

Lungo la strada inizia a farsi spazio una specie botanica assolutamente dominante: il corbezzolo. Questa pianta, in inverno ricca di deliziosi frutti, ottimi per le marmellate, è associata, nell'immaginario comune, ad un piccolo arbusto tipico della macchia mediterranea. Qui troviamo alberi alti fino a dodici metri che costituiscono lembi di veri e propri boschi!

Nel sottobosco, poi, dato il periodo, iniziamo a scorgere praterie di fragoline e così i tempi di percorrenza si allungano, senza peraltro rammarico da parte di alcuno.

In verità, è difficile immaginare un periodo dell'anno dove la natura, che in queste zone è alle sue massime espressioni di amenità e ricchezza, non regali deliziosi frutti al visitatore rispettoso ed attento: more, fragole, castagne, noci, ciliegie, albicocche, fichi, etc..

E' trascorsa un'altra ora abbondante e giungiamo ai piedi del sospirato colle, ovvero all'area attrezzata "Castelluccio".

Qui sosteremo per il pranzo, ma troviamo agevolmente gli stimoli per proseguire oltre per qualche centinaio di metri, fino a giungere sulla vetta.

E' l'apoteosi di tutti i panorami che salendo avevamo intravisto a tratti. Da Castelluccio è visibile praticamente tutto il Cilento: all'interno, la vista va dal Monte Stella (1131m.) al Monte Bulgheria (1226 m.), passando per il Monte Gelbison (1701 m.) ed il Monte Cervati (1998 m.); sul mare, lo sguardo può spaziare da Capo Palinuro a Punta Licosa. I paeselli del Cilento interno sono ai nostri piedi, cos" come le ampie valli dei fiumi Lambro e Mingardo.

Sono necessari, insomma, dieci minuti buoni per mettere a fuoco tutti gli elementi del paesaggio che si è aperto davanti ai nostri occhi!

Quasi non ci avvediamo dei ruderi di un avamposto militare (III∞ sec. a.c.) dell'antica ed importantissima città greca di Elea (la patria di Parmenide e Zenone, culla della Filosofia occidentale).

Siamo ora pronti per la lauta pausa pranzo.

Trascorso il tempo necessario a smaltire la fatica a colpi di prodotti tipici cilentani, ripartiamo in direzione nord. La strada che caratterizzerà la terza ora di cammino sembra fatta apposta per accompagnare la digestione e riprendere il ritmo della camminata.

In un'ora scenderemo da quota 701 slm a quota 633 slm: praticamente un pianoro. Del resto la denominazione topografica "le serre" ci dice che stiamo percorrendo il crinale di una panoramica e lussureggiante collina.

Siamo ormai attorniati solo da altissimi castagneti. La strada è dapprima ampia e soleggiata, poi lascia spazio ad un sentiero più stretto ed addirittura immerso nella fitta vegetazione. Questo antico tratturo di briganti e contadini è la parte più suggestiva e piacevole dell'intero itinerario.

Non ci accorgeremmo nemmeno di essere arrivati all'inizio della discesa se non fosse che sulla nostra sinistra si apre improvvisamente uno squarcio di luce.

Siamo giunti al punto panoramico "Acqua della castagna".

Nel più profondo del bosco di corbezzoli che intorno ai 600 metri di altitudine ha soppiantato i castagneti, un grande scoglio, a mò di trampolino, si protende quasi sospeso, nel vuoto del crinale che ripido scende a valle. Giù, lo scenario sul paese di Pisciotta proiettato sull'immensa distesa di mare sottostante, è semplicemente mozzafiato.

E' dura ripartire ed il rapido incedere della discesa finale ci agevola soltanto un po' il compito. Lentamente ritorniamo nell'habitat antropizzato (< 450 s.l.m.), rituffandoci negli uliveti secolari e nei frutteti che non sfuggono al nostro desiderio di degustare ancora prodotti tipici!

Quando scocca la quarta ora di cammino giungiamo in prossimità del punto panoramico di S. Bernardino, snodo cruciale tra gli abitati di Pisciotta e Rodio e luogo frequentato già dai monaci greci di culto basiliano, che eressero un piccolo cenobio (VIII∞ sec. d. c.).

Da qui una stradina in selciato, purtroppo per lo più divelto, scende ripida verso Pisciotta, contornata dai caratteristici muretti in pietra costruiti a secco.

Questa è una delle zone del paese dove è possibile incontrare ulivi plurisecolari, che costituiscono veri e propri monumenti in grado di raggiungere agevolmente i 15 metri di altezza!

Siamo in località "Valle" ed ormai in prossimità dell'arrivo. L'ultimo tratto è via "Tuvolo", una lunga scalinata in pietra calcarea levigata che ci fa discendere direttamente sulla piazza del paese dalla quale eravamo partiti.

La passeggiata è finita ma le emozioni, c'è da giurarci, dureranno a lungo.

"Volgersi a rimirar lo passo", come diceva il sommo poeta, sarà motivo di orgoglio e auspicio di un prossimo ritorno.

L'itinerario di Castelluccio, in definitiva, è semplicemente la sintesi di ciò che il Cilento offre: natura, archeologia, architettura, tradizione contadina, prodotti tipici, mare e tanta, tanta aria pulita.


Itinerario la Chiusa

Lunghezza: 1 Km circa

Partenza : Pisciotta

Arrivo : Marina di Pisciotta

Difficoltà: bassa

Durata: 30 minuti

Siamo particolarmente affezionati a questo percorso che da sempre collega Pisciotta alla sua piccola Marina. Si tratta di una ripida discesa tra gli ulivi pisciottani più solenni ed antichi fino al mare cristallino dell'Acquabianca. Per chi soggiorna nel Borgo rappresenta un'ottima occasione per fare una bella passeggiata e guadagnare le spiagge. Il ritorno è un po' più faticoso e quindi spesso capita di vedere persone con ombrellone e sedia che aspettano alla fermata dell'autobus per risalire in paese. Ci racconta l'esperienza di trekking Francesco D'Amato.

Gli Ulivi della Chiusa 

L'itinerario degli Ulivi alla "Chiusa" permette di apprezzare le caratteristiche più suggestive che il paese presenta: il mare, i verdeggianti ulivi, i paesaggi mozzafiato nonchè la tipicità delle strutture architettoniche.

Partendo dalla piazza del paese si intraprende una dolce discesa tra i vicoli del paese, talvolta stretti budelli, talaltra naturali punti panoramici sul mare.

Si arriva alle pendici del paese dove si scorgono lo splendido e imponente Palazzo Ciaccio e i resti di un Convento francescano, risalente al 1500. Ai piedi della torre campanaria dell'impianto religioso, dopo aver ammirato lo spettacolare paesaggio che un tempo costituiva sottofondo alle preghiere dei monaci e spesso, più tristemente, annuncio delle scorrerie saracene, si intraprende la vera discesa al mare.

La stradina lastricata detta "chiusa" ci immette in una serie mai interrotta di Ulivi secolari che, chiudendosi sopra le nostre teste, formano un grande arco generatore d'ombra e di splendidi giochi luminosi.

Per descrivere lo scenario al meglio è quanto mai opportuno citare le parole di Ungaretti, il quale osservando Pisciotta dal mare lo vide diviso in tre fasce, case costruite con "grandi arcate", ulivi "sparsi come pecore a frotte" e case di pescatori, tanto bianche da sembrare "tornite dall'aria in peristili".

Le grandi arcate caratterizzano i numerosi palazzi nobiliari del borgo medioevale dal quale siamo partiti, gli ulivi secolari sono il contorno alla discesa sul mare, le case di pescatori costituiscono la marina verso la quale andiamo.

Immersi nel verde costeggiamo un lungo vallone formato dallo scorrere di un tipico fiumiciattolo cilentano a regime torrentizio fino ad arrivare alle prime case della Marina di Pisciotta.

Riprende per un po' il magico alternarsi di viuzze e strettoie che ci fa giungere sul lungomare.

Qui la vista è mozzafiato, non riuscendo lo sguardo ad ammirare interamente lo speccio di mare che va da Capo Palinuro alla torre "della Punta", nei pressi della lontana Acciaroli.

Si tratta del famigerato Golfo Velino, teatro delle attività marinare dei Focei, delle vacanze di Cicerone, Bruto, Augusto, nonchÈ scenario del filosofare del grande e misterioso Parmenide.

Mitigata l'estasi dell'impatto iniziale percorriamo il lungomare e giungiamo alla spiaggia dell'Acquabianca, e non v'è da aggiungere nulla dato il nome alla nitidezza delle acque, dove camminiamo sulle tipiche agliaredde, le pietre levigate dal mare che sulla costa cilentana si alternano alle spiagge dorate e sabbiose.

Queste ci portano alla torre costiera che funge da giro di boa; si tratta di una fortificazione cinquecentesca, a difesa dalle incursioni saracene, come se ne trovano a decine su queste coste, un tempo funestate dai pirati turchi.

Lo zampillo d'acqua dolce che scorgiamo ai suoi piedi ci suggerisce una pausa dettata non dalla stanchezza ma dalla voglia di godere appieno di quest'incanto.

Il clima mite suggerisce un salutare bagno nel placido mare ed allora i sensi sono davvero appagati in ogni senso.

C'è tempo per percorrere la strada del ritorno e risulterà inevitabile attardarsi in questo vero e proprio paradiso terrestre.


Itinerario delle torri costiere

Itinerario delle Torri Costiere

Partenza: Marina di Pisciotta

Arrivo : Marina di Ascea

Lunghezza: 3.5 Km circa

Difficoltà: media

Durata: 3 ore

Una scarpinata in riva al mare necessita di costume e cappellino. Questo itinerario può essere insidioso per le caviglie ma offre ai più audaci una ricompensa notevole: sorgenti, calette e scogli che erosi dal mare fanno ombra al viaggiatore. Come sempre il nostro Cicerone è Francesco D'Amato. L'itinerario delle Torri Costiere costituisce una splendida passeggiata in riva al mare tra i paesi di Marina di Pisciotta e Marina di Ascea.

La configurazione proposta è destinata a coloro che, armati di una minima dose di spirito d'avventura, intendono affrontarlo nella sua intera bellezza e difficoltà. Si parte dal Borgo marinaro di Marina di Pisciotta e in particolare dalla località "acquabianca" (nome indicativo della nitidezza del mare), dove si incontra subito una torre costiera diroccata accoccolata su di un piccolo promontorio. Adiacente ad essa una fresca fontana che permette un rifornimento quanto mai opportuno e previdente!

L'escursione comincia allorché ci si incammina lungo la costa caratterizzata dalle tipiche "agliaredde" ovvero pietre levigate dal mare. Questi sassi, generalmente di non grandi dimensioni, scandiranno il nostro passo lungo tutto il percorso, costituendo la maggiore insidia (e la migliore ginnastica per le caviglie - n.d.r). Si incontra subito lo scoglio di "meza calera" cioè di mezza cala, ad indicare, già nel nome, la configurazione semicircolare del tracciato, che si snoda, ad arco, esattamente di fronte al mitico capo Palinuro, costituendo un vero anfiteatro sul golfo omonimo. Da contraltare alla bellezza dello scenario marino funge la particolarità della costa: talvolta degradante e densa di imponenti uliveti, talaltra impervia e fonte di ammirazione per le ondulazioni disegnate nella roccia dal mare.

La inusuale varietà geologica costituisce sicuramente, per il profano e soprattutto per l'esperto visitatore, uno dei motivi di maggiore interesse. Sarà inevitabile, se la stagione lo consente, cedere alla tentazione di percorrere un tratto a nuoto, anche per la bellezza dei fondali, chiaramente visibili ed apprezzabili. La prima parte dell'itinerario si conclude alla torre di "Fiumicello" dove si dovrà guadare un torrente al suo estuario e si potrà ammirare la struttura architettonica della fortificazione, molto meglio conservata rispetto alla precedente. Giova ricordare che queste torri, di origine cinquecentesca, costituivano delle roccaforti contro le invasioni saracene. Da qui in avanti lo scenario muta profondamente: la spiaggia ampia e ciottolosa è stata erosa dal mare nella sua quasi totalità (quindi si percorreranno alcuni tratti in mare) ma ciò ha determinato un susseguirsi di rade, grotte ed insenature di straordinaria bellezza. Ciò per 1 Km circa ovvero quanto basta per arrivare all'ultimo tratto, dulcis in fundo, del percorso. Siamo alle "cale" ovvero una serie di promontori e insenature. I primi sono attraversabili tramite stretti cunicoli, mentre le seconde si caratterizzano per veri e propri trampolini naturali dai quali ci si può tuffare. Si arriva così, sbucando dalla più grande di queste gallerie, a Marina di Ascea, con la possibilità di un ultimo soddisfatto bagno. Lo scenario è fantastico con la torre "del Telegrafo" sopra di noi e un piccolo isolotto dinanzi. Quest'ultima pare sia l'isola Isacìa menzionata da Strabone nel suo "Geografia". Da essa deriverebbe il nome del paese: Ascea. Più lontano, verso nord, si intravede il grande parco archeologico di Velia, colonia greca e patria di Parmenide e Zenone. Più su della torre "u telefono" ovvero il posto telegrafico di un tempo che dà il nome alla torre. Punto di presidio inglese nell'ultima guerra mondiale ora è diroccato, ma ugualmente imponente, giusto al centro del golfo velino. Resta il ritorno: facendo dietro-front se si è in condizione "da giro d'Italia" oppure in treno, grazie alla vicina stazione F.S..

Itinerari del parco

Non solo blu...aspro e selvaggio, il Cilento è collina e montagna, fiumi e sentieri, fiori rari e creature curiose, grotte preistoriche e paesini arroccati ricchi di storia, siti archeologici di importanza mondiale. 


Morigerati e la grotta del bussento

Località: Morigerati
Lunghezza: 1 Km
Altimetria : 272 m.s.l.m.
Dislivello: da 130 a 272
Difficoltà: media
Durata: 1 ora

Entroterra … e anche di più: un’oretta di viaggio vale per un’avventura nelle profondità create dal fiume Bussento. Siamo a Morigerati, bandiera arancione del Touring Club Italiano. Il nostro viaggio inizia dal Centro Accoglienza dell’Oasi WWF delle Grotte del Bussento e prosegue per una caratteristica mulattiera sino al varco della suggestiva caverna: scalette in pietra, ponticelli di legno, canyon, pozze, cascate e rapide cattureranno tutti i vostri sensi … a parte il gusto. Di quello se ne occuperà Modestino, simpatico oste del Ristorante Al Castello.


Le gole del calore

Località: Gole del Calore tra Felitto e Magliano Nuovo
Lunghezza: 8 Km
Altimetria : 700 m.s.l.m.
Dislivello: solo in pochi tratti
Difficoltà: media
Durata: 4 ore e 30 minuti

Nel cuore del Cilento, le chiare e fresche acque del fiume Calore danno una speranza alla lontra, elegante predatore in via di estinzione. In pochi altri luoghi è possibile intravedere la Regina delle acque limpide. L’itinerario nel regno della lontra si concentra sul tratto più suggestivo in cui si snoda il fiume, tra Felitto e Magliano Vetere. Qui il Calore ha scavato il suo letto tra rocce ripide e vertiginose e il suo scrosciare fragoroso ha creato le “marmitte dei giganti”, caldaie scavate dai vortici dell’acqua. Non è solo la natura a rapire i nostri sensi: mulini ad acqua, ponti e borghi medievali fanno di questo itinerario uno tra i più affascinanti del Cilento.